Il primo emendamento e la guerra all’odio in America.

in Diritto Amministrativo

Sicuramente sono ancora ben fisse nella nostra memoria le scene dall’assalto del 6 settembre 2021 a Capitol Hill, il Parlamento della più grande democrazia del mondo. Strani personaggi, strane bandiere, strani slogan aventi ad oggetto inverosimili brogli elettorali e complotti vari, tutto ovviamente in diretta streaming sui principali social.

La vandalizzazione assoluta del maggiore tempio laico del mondo occidentale. Ma come è potuto accadere?

Spesso quando si pensa al vecchio Zio Sam, noi europei pensiamo a New York, alla “Grande Mela”, a scintillanti paesaggi urbani come Washington, Las Vegas, Chicago… Ma l’America non è solo questo. Per ogni impiegato in giacca e cravatta di un centro abitato, esiste un americano isolato in paesaggi enormi, sempre uguali, senza storia né tradizione. Paesaggi ove i conglomerati urbani si susseguono modesti e sempre uguali (talvolta anche con gli stessi nomi, come, per esempio Springfield, di cui se ne contano 38 in tutti gli Stati Uniti) molte volte prefabbricati addirittura trasportabili.

In questi difficili territori sconfinati, dove il capitalismo ha privatizzato scuole e ospedali, il vuoto è una costante, e per riempirlo, spesso nascono associazioni discutibili. Internet ha poi unito queste comunità.

Negli Stati Uniti dal 2007 a oggi le associazioni suprematiste bianche, neonaziste, antisemite, di fanatici delle armi, complottiste et simila, sono passate da 131 a 1.360.

Eccolo qui il popolo dell’estrema destra americana che ha invaso il Campidoglio. Ma possibile che la patria della democrazia novecentesca non possieda gli anticorpi per proteggersi da tali soggetti? Evidentemente no. Così, infatti, l’interpretazione del primo emendamento applicato in una storica sentenza della Corte Suprema nel celeberrimo caso Brandeburg contro Hohio nel 1969.

Il primo emendamento cita testualmente: “Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.

In particolare il cenno sulla libertà di parola è fondamentale. Secondo la sentenza dei Supremi Giudici il primo emendamento deve essere applicato il tale maniera: “La copertura del primo emendamento viene meno solo se le parole sotto accusa sono finalizzate a incitare o produrre un’azione imminente di natura illecita e sono idonee a provocarla.” Nella stessa sentenza la Corte ha stabilito che lo Stato non può invece vietare la difesa o l’apologia dell’uso della violenza.