L’Unione Europea ed ancora prima di chiamarsi così, ha da sempre ispirato sentimenti contrastanti tra gli stessi europei.
Fatto salvo, forse, il periodo della sua fondazione, dove pareva quasi un’utopia per un insieme di popoli che nei secoli si sono sempre combattuti, avere una patria comune e pacificata, all’insegna dello sviluppo e del progresso economico.
Dicevamo che tolto il primo slancio, il malcontento ha cominciato a serpeggiare ben presto, e ancora serpeggia oggi, vedersi la così detta Brexit, e i rallentamenti che l’Unione ha patito nella campagna vaccinale, a vantaggio proprio della Gran Bretagna, degli Stati Uniti o di Isdraele.
L’Europa come potenza mondiale al pari della Cina e degli USA, dopo oltre 70 anni dalla sua fondazione è ancora un miraggio addavenire.
D’altronde profondi malcontenti da tempo la dividono tra i rigoristi del nord, capeggiati dalla Germania targata Merkel, vera locomotiva europea, e gli stati meridionali, dai conti sempre in difficoltà, vedersi Spagna, Italia, e, soprattutto, la Grecia. Oltre a ciò i migranti e la difficile spartizione che ne deriva. Organi fragili figli di un percorso sempre a metà, tra unificazione e mantenimento della propria autonomia.
Ma in effetti i primi scricchiolii di questo percorso, che il Regno Unito ha dimostrato non per forza a senso unico, non sono esclusivamente moderni.
Dal 1992, infatti è stato approvato il trattato di Maastricht, ove i padri fondatori videro, per la prima volta, oltre la semplice collaborazione economica. Si andò verso la libera circolazione dei mezzi, capitali e persone che avessero la cittadinanza di uno dei paesi membri, unione economica (ma non bancaria), politiche comuni (non solo in ambito economico/merceologico), cooperazione politica estera, cooperazione giudiziaria. Nel 2002 venne adottata una moneta unica, l’€uro, e di lì a poco anche la cittadinanza europea, da affiancare a quella dei cittadini degli stati membri.
E poi cominciarono i primi fallimenti. La mancata approvazione di una Costituzione Europea, respinta dal referendum francese e olandese, fino al difficile accordo di Lisbona del 2007.
Non potendo adottare una Costituzione comune, si ripiegò sulla Carta dei diritti fondamentali, il T.U.E., sulla creazione di un trattato applicativo dei detti principi che ne regolino gli ordini, il T.F.U.E.
Ancora oggi l’Unione Europea è vittima, spesso, degli egoismi dei suoi stati membri, i quali, in effetti, tutelano i propri cittadini, che si esprimono in libere elezioni, e se gli interessi di questi non coincidissero con gli interessi dell’Unione, ogni forma di ostruzionismo è pienamente lecita.
Questo perché il Parlamento Europeo, è aggiuntivo rispetto ai singoli Parlamenti nazionali, la Commissione è aggiuntiva rispetto ai governi dei singoli Stati Membri… Forse è venuto il momento di decidersi se si va oltre o se non si va per nulla.